Pubblicato il: 09 12 2021
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Da mesi si parla della carenza di silicio e della mancanza sul mercato di chip.

I semiconduttori sono una componente essenziale nel mondo moderno, impiegati in tutti i settori che producono e fanno uso di prodotti elettronici, e in una vasta gamma di prodotti utilizzati negli ambiti più disparati, in ufficio, in cucina, nelle automobili e in molti piccoli gadgets sparsi per la nostra casa, senza di essi non potrebbe esistere la tecnologia che impieghiamo nella vita di tutti i giorni.

Questa non è la prima crisi dei semiconduttori, c’è ne furono altre negli anni novanta e duemila, la causa dell’attuale crisi globale è dovuta ad una serie di eventi, tra cui la principale è la pandemia di COVID-19, altre cause sono state attribuite alla guerra tra China e Stati Uniti e alla siccità di Taiwan del 2021.

Tutto nasce, ovviamente, a causa della pandemia da Covid-19, che ha messo in crisi la produzione industriale dei chip a livello mondiale con i suoi blocchi globali, ha costretto alla chiusura degli impianti di produzione causando così l’esaurimento delle scorte, la maggior parte della popolazione costretta in casa ha voluto o ha dovuto per necessità, aggiornare i propri dispositivi elettronici per rimanere in contatto con il posto di lavoro, con i propri cari o per divertirsi, aumentando in maniera considerevole la domanda di processori, dando il via ufficialmente alla crisi semiconduttori. Alla fine del 2020 le vendite di computer hanno registrato un enorme crescita rispetto all’anno precedente.

Le case automobilistiche invece nel 2021 hanno avuto con un calo di circa 7,7 milioni di veicoli in meno costruiti.

Con la carenza di produzione, i grandi colossi del tech si sono accaparrati le forniture, lasciando a bocca asciutta molte aziende che ne avevano bisogno.

La produzione mondiale non riesce a stare al passo con la richiesta.

Oltre la metà di tutti i semiconduttori che vengono realizzati e utilizzati nel mondo sono destinati a prodotti consumer come computer, smartphone e televisori digitali.
Una piccola parte dei microchip viene impiegato dal mondo dell’industria, e soltanto il 10% del totale dal settore Automotive.
Una grossa fetta del totale in pratica, un chip su quattro tra quelli prodotti, viene invece installato in infrastrutture di TLC e reti mobili, ancora di più con lo sviluppo delle nuove reti 5G”.
Non sono quindi l’industria e l’Automotive a ‘divorarsi’ la gran parte dei microchip in circolazione, ma tutto l’universo dei prodotti elettronici consumer, computer e telefonia.

Questa crisi a costretto grossi colossi americani per quest’anno a rivedere le stime di produzione, molte aziende europee hanno fermato la produzione per alcune settimane, questa volta non per il covid, almeno non in maniera diretta, questa volta per mancanza della materia prima i microchip.
La Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha presentato l’European Chips Act, una proposta di legge per “unire le forze” ed evitare che l’economia asiatica, in particolare quella cinese, possa ancor più predominare in futuro un settore importante come quello della tecnologia, raddoppiando la produzione interna entro il 2030.

I produttori di semiconduttori nel mondo non sono moltissimi: i chip più evoluti e sofisticati vengono realizzati soprattutto a Taiwan, quelli specializzati nelle loro memorie si trovano innanzitutto in Corea del Sud (Samsung) e Giappone, poi ci sono anche aziende specializzate americane ed europee.

L’equilibrio tra domanda e offerta per Intel dovrebbe stabilirsi solo nel 2023, un po’ più ottimiste sono le previsioni di AMD che prevedono quest’equilibrio per la metà del 2022.